Bonarelli, Guidubaldo<1563-1608>: 4 schede
Bonarelli, Guidubaldo<1563-1608>
1. Filli di Sciro favola pastorale, e difesa del doppio amore di Celia del sig. conte Guid'Ubaldo Bonarelli della Rovere Accademico Intrepido con l'aggiunta della vita dell'Autore. All'Altezza Serenissima di Anna Isabella duchessa di Mantova,...
In Mantova: per Alberto Pazzoni, 1703
[16], 417, [28] p. ; 12o. Segn.: 8 A-S12 T6. Ultima c. bianca
Impronta : i-o, poA- a-pe l'mi (3) 1703 (R)
Bonarelli, Guidubaldo<1563-1608>; Pazzoni, Alberto;
Coll.: 2222 - E.V 68
Bonarelli, Guidubaldo<1563-1608>
2. Filli di Sciro, fauola pastorale del C. Guidubaldo Bonarelli. All'Altezza Sereniss. d'Urbino. Di nuouo ricorretta, con l'aggiunta delle note a tutte le sentenze di essa
In Viterbo: presso Girolamo Discepolo, 1613
192 p. ; 16o. Segn.: A-E16.
Bonarelli, Guidubaldo<1563-1608>; Discepolo, Girolamo;
Coll.: 2221 - E.V 67
Guidubaldo Bonarelli, nacque ad Urbino nel 1563 e morì a Fano nel 1608. Fu mandato in Francia a studiare teologia, ma non volle seguire la carriera ecclesiastica e preferì l'ufficio di maestro di camera presso il duca di Ferrara, che apprezzando in lui il vivido intelletto, non tardò ad affidargli missioni delicate. Seguendo le vicende degli Estensi, passò poi a Modena ai servigi del duca Cesare e poi del Cardinale Alessandro che lo avrebbe voluto suo primo maggiordomo in Roma. Benchè malato per accettare l'invito, postosi in viaggio, fu sorpreso dalla morte a Fano nel 1608. La fine immatura tolse all'autore la possibilità di lasciare frutti copiosi del suo ingegno, ma alla sua fama bastò la Filli di Sciro, commedia pastorale che egli donò alla Accademia degli Intrepidi di Ferrara, dove venne pubblicata nel 1607. E' giudicata ciò che di meglio, il già stanco genere pastorale produsse nel XVII sec. Non le mancano eleganza, musicalità di versi, nè sapienza di costruzione scenica, ma il caso psicologico da cui vorrebbe derivare la sua originalià non fu accettato. Trattasi del doppio amore di Celia che in "Filli di Sciro" si innamora con la stessa passione di due giovani che l'hanno salvata da un centauro. I contemporanei sentirono l'ardimento e l'inverosimiglianza di siffatta invenzione e lo stesso autore fu costretto a giustificarla attraverso numerose pagine di prosa. Tutto ciò non impedì alla Filli di avere grandissima fortuna in Italia e fuori, come dimostrano le molte edizioni, le traduzioni e le non rare imitazioni.
Bonarelli, Guidubaldo<1563-1608>
3. Filli di Sciro: fauola pastorale del conte Guidubaldo Bonarelli ..
In Parigi: appresso Claudio Cramoisy ..., 1656. In questa ultima e correttissima impressione é stato aggiunto un'elogio historico dell'autore.
16, 183 p. ; 4°. (23 cm).
Inc. sul front. Iniz. inc.
Bonarelli, Guidubaldo<1563-1608>; Cramoisy, Claude <159.-1680>;
Coll.: 1792 - F.III 18
Guidubaldo Bonarelli, nacque ad Urbino nel 1563 e morì a Fano nel 1608. Fu mandato in Francia a studiare teologia, ma non volle seguire la carriera ecclesiastica e preferì l'ufficio di maestro di camera presso il duca di Ferrara, che apprezzando in lui il vivido intelletto, non tardò ad affidargli missioni delicate. Seguendo le vicende degli Estensi, passò poi a Modena ai servigi del duca Cesare e poi del Cardinale Alessandro che lo avrebbe voluto suo primo maggiordomo in Roma. Benchè malato per accettare l'invito, postosi in viaggio, fu sorpreso dalla morte a Fano nel 1608. La fine immatura tolse all'autore la possibilità di lasciare frutti copiosi del suo ingegno, ma alla sua fama bastò la Filli di Sciro, commedia pastorale che egli donò alla Accademia degli Intrepidi di Ferrara, dove venne pubblicata nel 1607. E' giudicata ciò che di meglio, il già stanco genere pastorale produsse nel XVII sec. Non le mancano eleganza, musicalità di versi, nè sapienza di costruzione scenica, ma il caso psicologico da cui vorrebbe derivare la sua originalià non fu accettato. Trattasi del doppio amore di Celia che in "Filli di Sciro" si innamora con la stessa passione di due giovani che l'hanno salvata da un centauro. I contemporanei sentirono l'ardimento e l'inverosimiglianza di siffatta invenzione e lo stesso autore fu costretto a giustificarla attraverso numerose pagine di prosa. Tutto ciò non impedì alla Filli di avere grandissima fortuna in Italia e fuori, come dimostrano le molte edizioni, le traduzioni e le non rare imitazioni.
Bonarelli, Guidubaldo<1563-1608>
4. Filli di Sciro. Fauola pastorale del conte Guidubaldo de' Bonarelli. Detto l'Aggiunto, Accademico Intrepido. Da essa Accademia dedicata al Sereniss. Signor Don Francesco Maria Feltrio dalla Rouere duca 6. d'Urbino
[Ferrara, 1607]
[18], 179, [3] p., 6 c. di tav. : ill. ; 4o. Segn.: pa-b4, A-Z4.
Impronta : i-o, a,ua e,e, NoEn (3) 1607 (A)
Il luogo e la data di emissione si ricavano dalla lettera dedicatoria a Francesco Maria Feltrio dalla Rovere di Ottaviano Maganini, segretario. Frontespizio calcogr. inciso da F. Vallegio con putti, stemma dedicatorio e impresa della Accademia degli Intrepidi. Capilettera xilogr. 5 tavole calcografiche poste all'inizio di ogni atto, tutte le tavole sono firmate F. Vallegio. Firma manoscritta del proprietario dell'opera Joseph Aglio in calce all'antiporta. I ed. Di questa prima edizione esistono due stampe nello stesso anno, quale delle due é la prima? Quella senza il nome dello stampatore presumibilmente pubblicata dalla stessa Accademia degli Intrepidi?
Bonarelli, Guidubaldo<1563-1608>;
Valesio, Francesco
Coll.: 3088 - G.VII 3
Guidubaldo Bonarelli, nacque ad Urbino nel 1563 e morì a Fano nel 1608. Fu mandato in Francia a studiare teologia, ma non volle seguire la carriera ecclesiastica e preferì l'ufficio di maestro di camera presso il duca di Ferrara, che apprezzando in lui il vivido intelletto, non tardò ad affidargli missioni delicate. Seguendo le vicende degli Estensi, passò poi a Modena ai servigi del duca Cesare e poi del Cardinale Alessandro che lo avrebbe voluto suo primo maggiordomo in Roma. Benchè malato per accettare l'invito, postosi in viaggio, fu sorpreso dalla morte a Fano nel 1608. La fine immatura tolse all'autore la possibilità di lasciare frutti copiosi del suo ingegno, ma alla sua fama bastò la Filli di Sciro, commedia pastorale che egli donò alla Accademia degli Intrepidi di Ferrara, dove venne pubblicata nel 1607. E' giudicata ciò che di meglio, il già stanco genere pastorale produsse nel XVII sec. Non le mancano eleganza, musicalità di versi, nè sapienza di costruzione scenica, ma il caso psicologico da cui vorrebbe derivare la sua originalià non fu accettato. Trattasi del doppio amore di Celia che in "Filli di Sciro" si innamora con la stessa passione di due giovani che l'hanno salvata da un centauro. I contemporanei sentirono l'ardimento e l'inverosimiglianza di siffatta invenzione e lo stesso autore fu costretto a giustificarla attraverso numerose pagine di prosa. Tutto ciò non impedì alla Filli di avere grandissima fortuna in Italia e fuori, come dimostrano le molte edizioni, le traduzioni e le non rare imitazioni.
Guidubaldo Bonarelli, nacque ad Urbino nel 1563 e morì a Fano nel 1608. Fu mandato in Francia a studiare teologia, ma non volle seguire la carriera ecclesiastica e preferì l'ufficio di maestro di camera presso il duca di Ferrara, che apprezzando in lui il vivido intelletto, non tardò ad affidargli missioni delicate. Seguendo le vicende degli Estensi, passò poi a Modena ai servigi del duca Cesare e poi del Cardinale Alessandro che lo avrebbe voluto suo primo maggiordomo in Roma. Benchè malato per accettare l'invito, postosi in viaggio, fu sorpreso dalla morte a Fano nel 1608. La fine immatura tolse all'autore la possibilità di lasciare frutti copiosi del suo ingegno, ma alla sua fama bastò la Filli di Sciro, commedia pastorale che egli donò alla Accademia degli Intrepidi di Ferrara, dove venne pubblicata nel 1607. E' giudicata ciò che di meglio, il già stanco genere pastorale produsse nel XVII sec. Non le mancano eleganza, musicalità di versi, nè sapienza di costruzione scenica, ma il caso psicologico da cui vorrebbe derivare la sua originalià non fu accettato. Trattasi del doppio amore di Celia che in "Filli di Sciro" si innamora con la stessa passione di due giovani che l'hanno salvata da un centauro. I contemporanei sentirono l'ardimento e l'inverosimiglianza di siffatta invenzione e lo stesso autore fu costretto a giustificarla attraverso numerose pagine di prosa. Tutto ciò non impedì alla Filli di avere grandissima fortuna in Italia e fuori, come dimostrano le molte edizioni, le traduzioni e le non rare imitazioni.