Doroneti, Iacopo <sec. 16./17.>: 2 schede

Aretino, Pietro

1. Il finto comedia leggiadra del sig. Luigi Tansillo nuouamente posta in luce. Dedicata al M. illustre sig. il sig. Pietro Capponi

In Vicenza: per Giorgio Greco ad instanza di Pietro Bertelli, 1601

[6], 78 c. ; 12o. Segn.: A6 A-E12 F18.

Impronta : a.to hei- aee. suta (3) 1601 (R)

Marca sul front.

Aretino, Pietro; Doroneti, Iacopo ; Tansillo, Luigi <1510-1568>; Bertelli, Pietro; Greco, Giorgio;

Coll.: 10079 - G.V 71

Testo rimaneggiato del "L'Ippocrito" di Pietro Aretino, pubblicato sotto il nome di Luigi Tansillo da Iacopo Doroneti, il cui nome figura nella pref. Cfr.: Michel & Michel. Il titolo e l'autore furono cambiati dagli stampatori in quanto le opere dell'Aretino erano condannate dalla Sacra Inquisizione. Nato ad Arezzo nel 1492, Pietro Aretino non si denominò mai col suo patronimico (del padre Luca, un calzolaio, si sa ben poco) ma sempre col nome della sua città. Nel 1517 fu a Roma, alla corte di Leone X; qui assistette al conclave del 1522, in occasione del quale compose delle pasquinate, ovvero dei poemetti satirici. Con l'ascesa al soglio pontificio del fiammingo Adriano VI (o, come lo chiamò l'Aretino, "la tedesca tigna") prese a viaggiare per la penisola e lavorò a Mantova, al servizio di Giovanni dalle Bande Nere. Tornò a Roma nel '23 e, sotto papa Clemente VII, riacquistò notorietà e benevolenza popolare. In questo periodo compone i Sonetti Lussuriosi, ispiratigli dalle tavole pornografiche di M. A. Raimondi sui disegni di Giulio Romano, e scrisse la Cortigiana. Ma l'invidia e la malevolenza del datario pontificio, mons. Giberti, interruppero questo periodo felice: alla fine del luglio 1525 viene accoltellato da un sicario del monsignore. L'Aretino lasciò così Roma e, dal 25 marzo 1527, si trasferì a Venezia, la città anticortigiana per eccellenza. Qui dà alle stampe gran parte delle sue opere: le famigerate “Lettere”; i “Ragionamenti”, cinque commedie (“La Cortigiana”, “Il Marescalco”, “La Talanta”, “Lo Ipocrito”,” Il Filosofo”), una tragedia (“Orazia”) e alcune opere religiose utili più che altro ad avvicinarlo alla porpora cardinalizia e qui morì, probabilmente di apoplessia, il 21 ottobre 1556.


Aretino, Pietro

2. Il sofista comedia bellissima del sig. Luigi Tansillo nuouamente posta in luce. Dedicata al m. illustre sig. il sig. Pietro Capponi

In Vicenza: per Giorgio Greco ad instanza di Pietro Bertelli, 1601

[6], 51, [3] c. ; 12o. Segn.: pigrecoA6 A-C12 D18. Bianche le c. pigrecoA6, D16-18

Impronta : .Eco e-e- e.to chbi (3) 1601 (R)

Testo rimaneggiato de il Filosofo di Pietro Aretino, pubblicato sotto il nome di Luigi Tansillo da Iacopo Doroneti, il cui nome figura nella dedica, cfr. Michel & Michel, Repertoire des ouvrages imprimes en langue italienne au 17. siecle conserves dans les bibliotheques de France, v. 1, p. 68. Marca (Z82) sul front. Cors.; rom. Iniziali e fregi xil

Aretino, Pietro; Doroneti, Iacopo ; Tansillo, Luigi <1510-1568>; Bertelli, Pietro; Greco, Giorgio;

Coll.: 1487 - G.V 71

Testo rimaneggiato del "Il filosofo" di Pietro Aretino, pubblicato sotto il nome di Luigi Tansillo da Iacopo Doroneti, il cui nome figura nella pref. Cfr.: Michel & Michel. Il titolo e l'autore furono cambiati dagli stampatori in quanto le opere dell'Aretino erano condannate dalla Sacra Inquisizione. Nato ad Arezzo nel 1492, Pietro Aretino non si denominò mai col suo patronimico (del padre Luca, un calzolaio, si sa ben poco) ma sempre col nome della sua città. Nel 1517 fu a Roma, alla corte di Leone X; qui assistette al conclave del 1522, in occasione del quale compose delle pasquinate, ovvero dei poemetti satirici. Con l'ascesa al soglio pontificio del fiammingo Adriano VI (o, come lo chiamò l'Aretino, "la tedesca tigna") prese a viaggiare per la penisola e lavorò a Mantova, al servizio di Giovanni dalle Bande Nere. Tornò a Roma nel '23 e, sotto papa Clemente VII, riacquistò notorietà e benevolenza popolare. In questo periodo compone i Sonetti Lussuriosi, ispiratigli dalle tavole pornografiche di M. A. Raimondi sui disegni di Giulio Romano, e scrisse la Cortigiana. Ma l'invidia e la malevolenza del datario pontificio, mons. Giberti, interruppero questo periodo felice: alla fine del luglio 1525 viene accoltellato da un sicario del monsignore. L'Aretino lasciò così Roma e, dal 25 marzo 1527, si trasferì a Venezia, la città anticortigiana per eccellenza. Qui dà alle stampe gran parte delle sue opere: le famigerate “Lettere”; i “Ragionamenti”, cinque commedie (“La Cortigiana”, “Il Marescalco”, “La Talanta”, “Lo Ipocrito”,” Il Filosofo”), una tragedia (“Orazia”) e alcune opere religiose utili più che altro ad avvicinarlo alla porpora cardinalizia e qui morì, probabilmente di apoplessia, il 21 ottobre 1556.