Comino, Giuseppe: 1 schede
Delfino, Giovanni <1617-1699>
1. Le tragedie di Giovanni Delfino senatore veneziano, poi patriarca d'Aquileja, e cardinale di Santa Chiesa, cioe La Cleopatra, Il Creso, La Lucrezia, Il Medoro, ora la prima volta alla sua vera lezione ridotte; e illustrate col Dialogo apologetico dell'autore, non piu stampato
In Padova: presso Giuseppe Comino, 1733 (In Padova: presso Giuseppe Comino, 1733)
[16], XXXII, 629, [3] p., [1] c. di tav. : ritr. ; 4o. Segn.: pi greco4 a-e4 A-4K4
Impronta : nere o-le tio, FuEg (3) 1733 (R)
Riferimenti: Annali della Tipografia Volpi-cominiana ... p. 145-146. Antip. inc. con ritr. dell'A. inciso da F. Zucchi. Stemma editoriale dei Volpi in fine. Fregi e iniziali calcogr. Marca (scavatore di anticaglie) sul front. Opera mutila dell'antiporta calcografica con ritratto dell'autore
Delfino, Giovanni <1617-1699>; Comino, Giuseppe;
Giovanni Dolfin (o Delfino) (Venezia 1617 – Udine 1699) cardinale e drammaturgo italiano, pronipote dell'altro Cardinale Giovanni Delfino, fu prima senatore della repubblica veneziana poi, abbandonata la vita civile per quella religiosa, dopo vari incarichi ecclesiastici fu consacrato vescovo di Tagaste. Nel 1656 Girolamo Gradenigo lo volle suo coadiutore nel Patriarcato di Aquileia. Gli successe, come patriarca, due anni dopo. «Quattro tragedie egli scrisse, la Cleopatra (1660), la Lucrezia, il Medoro e il Creso, le quali, benché non siano del tutto esenti da' difetti del secolo, per la nobiltà dello stile nondimeno e per la condotta possono andar del pari colle migliori dell'età precedente. Ma egli non volle mai che si pubblicassero. La Cleopatra fu la prima volta stampata nel Teatro italiano del March. Maffei. Quindi tutte quattro vennero a luce, ma assai guaste e malconce, in Utrecht nel 1730, finché una assai più corretta e magnifica edizione se ne fece dal Comino in Padova nel 1733 insieme con un Discorso apologetico del cardinal medesimo in difesa delle sue Tragedie. Sei Dialoghi in versi di questo dottissimo cardinale sono poi stati stampati ne' quali ei si mostra molto versato nella moderna filosofia di que' tempi senza però abbandonare del tutto i pregiudizi dell'antica. Ma il loro stile non è si nobile e sostenuto come nelle tragedie». (Girolamo Tiraboschi, Storia della letteratura italiana, Milano, 1824, Tomo VIII, pag. 732) È sepolto a Venezia nella chiesa di S. Michele di Murano.